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01/02/2015
Il Prosecco Brut si presenta con un proprio gusto e stile ben riconoscibili, e non a caso. Dietro questa particolarità, infatti, si nascondono delle motivazioni ben precise, come ad esempio il fatto che le uve glera, vengono raccolte anticipatamente per mantenere elevati livelli di acidità, o che le uve destinate a spumante sono raccolte a mano per rese maggiori, anche se la causa principale è il metodo di produzione, noto con il nome di metodo Charmat.
Conosciuto anche come “metodo italiano“questa tecnica di spumantizzazione è quella a cui si attiene Follador. Questo metodo prevede che la seconda fermentazione avvenga in grandi contenitori di acciaio inox, dette autoclavi, e non in bottiglia, come invece avviene per lo Champagne. Questo metodo fa sì che la presa di spuma avvenga in modo biologico, per mezzo della decomposizione degli zuccheri scaturita a loro volta da selezionati lieviti aggiunti.
Il metodo fu sperimentato per la prima volta nel XIX° secolo da Maumèné, il quale pensava di accelerare il processo di fermentazione facendo fermentare i vini in vasi capienti invece che nelle bottiglie. Costruì un macchinario, composto da una vasca di fermentazione dove travasava il vino e lo imbottigliava. L’enologo italiano Federico Martinotti riprese poi l’idea di Maumèné e utilizzò ampie vasche in legno industriali, ma il sistema peccava in termini di produzione in grande quantità e qualità. Infine fu rielaborato e poi brevettato nel 1907 da Eugene Charmat (da qui il nome) che sostituì le autoclavi in legno con l’acciaio, più resistente agli attacchi del vino e degli acidi solforici.
Lo sviluppo del metodo non era ancora ultimato; verso la fine degli anni ’30 il processo fu revisionato e affinato con il solo scopo di adattarlo alle caratteristiche dell’uva glera, per raggiungere così l’eleganza del Prosecco Brut e la freschezza inconfondibile che lo contraddistingue.